Ho fatto ricerca su alcuni gruppi di donne che scelgono di organizzarsi e mettere in pratica tecniche di agricoltura e allevamento "moderne" e ce la fanno, grazie all'aiuto dell'organizzazione presso la quale ho operato, il Comité Anti-Bwaki (bwaki=rosso, come i capelli dei bambini malnutriti).
Ho deciso di riportare alcune parti del mio diario di viaggio, perché mi è impossibile condensare in poche righe un'esperienza intensa come quella che ho vissuto...
...Data la scarsità di televisioni possedute dalla popolazione congolese, la campagna si svolge per lo più nelle strade, in un clima festaiolo di musica e colori. Chiunque può fare campagna per un candidato, alla guida di una jeep tappezzata di fotografie e munita di megafono o casse per emettere le canzoni dei candidati, che ricordano alla lontana le canzoni dei cartoni animati. La gente balla e la canzone più orecchiabile non solo diventa il “tormentone musicale” del momento, ma si guadagna parte dell’elettorato. I candidati fanno regali alla popolazione e i congolesi li accettano anche se in cuor loro sanno che non voteranno per quel tale.
Per le strade di Bukavu si possono vedere in vendita poster di Kabila, calendari con le immagini più significative della vita di Kabila, gente con cappelli a visiera con la faccina di Kabila, adesivi di Kabila sui cellulari, magliette col suo nome stampato sopra. A Bukavu, tutti in casa, di fianco alla foto di Gesù Cristo tengono una foto di Joseph Kabila, l’uomo che ha ridato loro la pace...
... “ Stavo tornando da scuola. Dovevo raggiungere mia madre che lavorava nel campo prima di tornare a casa. Eravamo sei ragazze. Gli Interahamwe ci hanno prese sul cammino e il comandante mi ha scelta come moglie. Arrivate al campo le altre cinque ragazze sono state violentate. Due non riuscivano più a camminare così le hanno uccise, costringendomi a tener ferma una delle due mentre l’ammazzavano. Hanno cotto una parte della loro carne con delle banane e mi hanno forzato a mangiarla. Sono stata con loro tre settimane. Ero la donna del comandante, ma in sua assenza gli altri, per vendicarsi, mi picchiavano e violentavano.
…Ragazzi discoli e scafati con un’intrinseca furbizia nello sguardo, risultato di una vita vissuta cercando modi per cavarsela da soli. Degli ometti, più che dei bambini, nel senso negativo del termine: un’infanzia mai conosciuta veramente.[…] I bambini vengono abbandonati per mancanza di mezzi finanziari, per accuse di stregoneria o perché il genitore si risposa e il piccolo non viene accettato dalla nuova famiglia; ci sono i figli dei militari, i bambini di indole difficile…[…] Tra i piccoli seduti composti nella stanza, uno piccoletto con delle braghette azzurre di lana cotta che gli cascavano mi ha "adottata". Inizialmente io ero stata attratta da una "bambolina" con abito di pizzo, ma il piccoletto mi ha fatto capire che dovevo subito metterla a terra per prendere lui, riuscendo infine a conquistarmi, seguendomi all'uscita piangendo e perdendo ripetutamente le braghette!...
…Io pensavo che più o meno tutti i bimbi visti fino a quel momento fossero malnutriti. Invece ho fatto un grave errore: un bimbo malnutrito è uno spettacolo "raccapricciante". Ha il corpo coperto da ematomi neri-violacei in cui si scavano dei buchi che lasciano trasparire la carne, violacea anch'essa…
…La difficoltà maggiore che incontrano le donne congolesi (e le africane in genere) è il trasporto dei carichi. Una donna arriva a trasportare addirittura
…Il bambino congolese ha in media otto fratelli e con i più piccoli si muove all’unisono. Sa che non saranno i genitori a risolvergli un problema e sa che spesso il suo problema è grande per lui quanto per i suoi genitori, cosa che da noi non capita, perché i problemi dei più piccoli sono quasi sempre dei piccoli problemi per i grandi.
Il bambino congolese è vestito di stracci. Tuttavia è vestito. C’è una grande dignità in questa povera gente. Le bambine hanno vestiti sporchi ma coi pizzi, bucati ma da “signorine”. I maschietti hanno magari metà pantalone ma quella metà la indossano. Non ci sono le nonne che rattoppano i buchi nei vestiti dei nipoti, perché gli anziani sono pochi e quei pochi, come tutti gli altri, devono pensare prima a sfamarsi.
I bambini congolesi non hanno dei peluche, e non hanno neanche il triciclo o la trottola che gira o il carillon. Ma hanno la fantasia, una fantasia illimitata. Fanno girare ruote e cerchioni legando delle corde o incastrando dei pezzi di legno o ferro ad un punto della ruota e corrono felici; si costruiscono camioncini con la pietra o con il legno, si picchiano ridendo come tutti i bambini e fanno gli stupidotti per attirare l’attenzione.
Piangono, come piangono i bambini, ma piangono per pochi secondi. I capricci sono inutili e non se ne vedono.
I bambini congolesi camminano sui cigli della strada, in gruppo ma senza grandi intorno e anche in città non vanno sotto alle macchine. Hanno imparato a muoversi da soli e lo sanno fare anche quando camminano ancora a malapena sostenuti dalla sorellina…
…“
...Ho scoperto realtà che fino a quel momento avevo solamente letto.
Ho imparato che non dobbiamo lamentarci e ho capito che tanti aspetti della vita che prima sembravano fondamentali in realtà non lo sono per nulla. Ho appreso a non disprezzare quello che non funziona da noi.
Ora la frase che ripeto con più frequenza è “ stai tranquillo, non è grave”...