mercoledì 27 agosto 2008

Paco in Morocco again...

E' venuto di nuovo Paco a trovarmi. Dal momento che qui l'estate è una figata abbiamo fatto due week end opposti:

il primo al mare ad Asilah, dove abbiamo affittato a casaccio una casa (tra le ultime rimaste libere in un week end in cui si teneva un festival di musica messicana), con Julie e Karine, la nuova stagista parigina dell'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati. Abbiamo sbagliato spiaggia, ma è stato comunque piacevole, anche se Julie, piccina, ha avuto i crampi alla pancia per due giorni consecutivi e io non sono riuscita a dormire la notte a causa delle risate (secondo me delle prostitute) che venivano dalla strada

e il secondo sul Toubkal, la montagna più alta del Marocco (4.167 m), che io e Paco abbiamo sportivamente scalato una domenica mattina. Partendo di venerdì abbiamo domito ad Imlil, a 50 km da Marrakech, poi, come matti, abbiamo camminato 5 ore sotto al sole cocente per arrivare ad un rifugio del Club Alpino Francese, dove abbiamo passato la notte.
Alle 5 del mattino seguente, con la nostra torcia e la nostra guida Hassan (che ci aveva già accompagnati al rifugio con la mula che trasportava i nostri bagagli), abbiamo camminato al buio tra i massi per 3 ore e, a tratti al gelo del vento, siamo arrivati a quella dannata cima. Mezz'ora e poi ritorno, per essere all'aereoporto di Casablanca per l'1 di notte. 1 ora e mezza fino al rifugio, 2 e mezza fino ad Imlil.
Mi son pigliata un'insolazione e mi sono fatta due lividi agli alluci scendendo il Toubkal di corsa. La strada dal rifugio ad Imlil me la sono fatta sulla mula (tutta di addominali), perché non avevo più gli alluci...

La casa nuova

Ho finalmente una casa, e siamo 5: Isolde (belga) e suo marito Isham (marocchino), Julie (francese), Nina (franco-giapponese) e me.
Poi c'è Zora, il cane, che riempie le mie serate di felicità perché è dolcissima e perché è allegra, come tutti i cani. L'altra sera ha fracassato il cellulare di Nina coi denti.


Oltre a noi ci sono quasi tutto il giorno gli assistenti di Isolde, i marocchini Mohammed e Fatime-Zahra e poi la cuoca/signora delle pulizie/donna tuttofare Suad (che parla solo marocchino). Insomma, non ci si può lamentare.


Prima di venire qui, però, sono stata alcuni giorni in casa della mia collega Sara, una casa di cui mi sono innamorata: accogliente, colorata, luminosa! Lei non c'era ed è stata così gentile da prestarmela.
Quanto era bella, non avrei mai voluto andarmene...!

giovedì 21 agosto 2008

L'Ufficio

Eccoci qui...belli come il sole!

mercoledì 13 agosto 2008

A confronto...

12/08/2008 (AGI)
Harry Potter e Pinocchio non sono piu' graditi in Israele, almeno nella loro traduzione in arabo proveniente dalla Siria o dal Libano. Lo ha deciso il ministero dell'industria e del commercio che ha imposto all'editore arabo-israeliano Salah Abassi di non importare piu' libri per ragazzi in lingua araba provenienti da paesi nemici storici di Israele. Il divieto riguarda quindi le traduzioni di libri come Pinocchio ed Harry Potter, ma anche di classici della letteratura araba. "Mi hanno detto che l'importazione di questi libri e' illegale", ha aggiunto Abassi che finora si procurava i testi attraverso la Giordania. Il divieto si basa su un vecchio decreto del 1939, periodo in cui l'area si trovava sotto il controllo inglese. Il problema e' che la maggioranza di questi libri sono disponibili solo in Libano e Siria. "Se queste opere fossero stampate anche in Giordania o in Egitto, paesi amici di Israele, me li sarei procurati li'. Adesso il risultato e' che gli arabi d'Israele non potranno piu' godere del meglio della letteratura".
13/08/2008 (il VELINO)
“Un personaggio a dir poco controverso, Faruq Hosni. E non certo nuovo a gaffe, polemiche, critiche. Ma questa volta il longevo e potente ministro della Cultura del Cairo (in carica da 21 anni, quasi quanto il raìs-faraone Hosni Mubarak) ha davvero esagerato. ‘Libri israeliani nelle biblioteche egiziane? — ha dichiarato il 10 maggio — Se li trovassi li brucerei io stesso’. Frasi pronunciate in Parlamento, luogo che più pubblico non poteva essere. Frasi, ovviamente, non passate inosservate. E pensare che il ministro-pittore - osserva IL CORRIERE DELLA SERA - è (era?) in corsa per la prestigiosa poltrona di direttore generale dell’Unesco. A fine 2009, quando Koichiro Matsuura lascerà i vertici dell’agenzia Onu per la cultura e le scienze, molti Paesi arabi e non (si è parlato anche di Italia, Francia e Spagna) sarebbero (stati?) favorevoli a sostenerne la candidatura. Quella frase del ministro — ex protégé di Atef Sedki (premier dal 1986 al 1996, morto tre anni fa), oggi molto vicino (si dice) alla First Lady Suzanne Mubarak, protagonista di frequenti battaglie con i Fratelli Musulmani, con i riformisti, perfino con membri del partito di governo, con quasi tutti in sostanza — ha però suscitato una vera bufera. L’ambasciatore israeliano al Cairo, Shalom Cohen, ha presentato protesta ufficiale al ministero degli Esteri egiziano. ‘Emanare un tale odio è inaccettabile, porta alla memoria le pagine più buie della recente Storia’, ha continuato l’ambasciatore, aggiungendo di ‘non aver una posizione particolare sulla candidatura di Hosni all’Unesco’.

Molto più esplicita e dura la protesta del Centro Simon Wiesenthal. Che una settimana fa ha scritto a Matsuura in persona — per mano del capo delle relazioni internazionali, Shimon Samuels — sostenendo che le parole di Hosni ‘ricordano il linguaggio e le azioni di un altro ‘ministro della Cultura’, il nazista Josef Göbbels’. E chiedendo la bocciatura di Hosni dalla gara per la guida dell’agenzia Onu. Lui non ha negato. Ma ha detto che quelle parole andavano ‘contestualizzate’. Stava rispondendo agli attacchi di un parlamentare integralista — ha detto — e sostenere che ‘avrebbe bruciato ogni libro israeliano si fosse trovato nelle biblioteche egiziane’ era ‘un’iperbole’. Un modo di dire che sicuramente tali libri non esistono. ‘Un ministro della Cultura non può chiedere di mettere al rogo nessun libro, nemmeno se israeliano’, ha continuato, pur ribadendo che una ‘normalizzazione culturale’ tra i due Paesi sarà possibile solo quando ci sarà una ‘pace giusta e globale’ in Medio Oriente. Tesi appoggiata per altro dalla stragrande maggior parte degli intellettuali egiziani, compresi i (moltissimi) che non amano certo il loro ministro (...)”.

martedì 12 agosto 2008

Super-specchi nel Sahara e il deserto illumina l'Europa

(CINZIA SASSO, la Repubblica, 12/08/2008)UNA DISTESA di pannelli solari sottili come specchi distribuiti a tappeto nel deserto del Sahara. Una ragnatela di cavi ad alto voltaggio che parte dal Nord Africa e si dirama fino al Nord Europa. Potrebbe essere questa la soluzione per i più drammatici problemi che il mondo moderno si trova a combattere: la scarsità di energia e l'inquinamento atmosferico. Se diverrà realtà quello che gli scienziati si sono raccontati nei giorni scorsi all'Euroscience Open Forum di Barcellona, non c'è più da avere alcuna preoccupazione per il futuro. Almeno della nostra vecchia Europa. Basterà carpire i raggi che infiammano il deserto, quello più grande del mondo che abbiamo proprio qui sotto casa, e trasferirli. I pannelli solari disseminati nel Sahara potrebbero infatti portare direttamente a casa nostra tutta l'energia di cui abbiamo bisogno. Energia pulita e rinnovabile. Dunque praticamente infinita e non inquinante. A un costo mediamente di 15 centesimi al kilowatt più basso di oggi. Il progetto prevede la diffusione nel deserto nordafricano di pannelli solari fotovoltaici, piantati per catturare la luce del sole in un luogo dove la sua potenza è tre volte superiore a quella che ha, ad esempio, nel Nord Europa. Basterebbe, per scaldare d'inverno tutto il vecchio continente, occupare una superficie del deserto grande quanto la Lombardia. La diffusione dell'energia così raccolta, e soprattutto il suo stoccaggio, diventano però la parte più impegnativa del piano: per trasportare l'energia dal Nord Africa a tutta l'Europa, sarebbe infatti necessaria una immensa rete ad alto voltaggio di diffusione con costi che, oggi, sarebbero altissimi. Complessivamente, il progetto potrebbe toccare i 35,7 miliardi di euro. Serviranno quindi altri studi per poter immaginare una maggiore efficienza tecnologica e costi meno proibitivi. Ma anche una spesa tanto elevata, se davvero consentisse di realizzare un sistema a zero emissioni di diossido di carbonio e in grado di funzionare fino alla fine del mondo, potrebbe essere ammortizzata. Arnulf Jaeger-Walden, dell'Istituto per l'Energia della Commissione europea, dice che basterebbe catturare lo 0.3% della luce del sole che inonda il Sahara per garantire all'intera Europa tutta l'energia di cui ha bisogno. E Giovanni De Santi, l'ingegnere nucleare italiano che a Bruxelles dirige l'Istituto, spiega che gli studi sono il risultato degli sforzi fatti per aiutare l'Europa a raggiungere gli obiettivi che si è data entro il 2020: ridurre del 20% le emissioni di CO2 e trovare fonti di energia alternative e rinnovabili. "Sarebbe - aggiunge - qualcosa di veramente assurdo se non fossimo capaci di mettere insieme le nostre risorse e le nostre conoscenze per risolvere un problema comune e drammatico". Se gli studiosi illustrano un piano preciso, e non solo un sogno, è chiaro che, per la sua realizzazione, c'è bisogno di un forte sostegno politico. Secondo il quotidiano inglese Guardian, anche quest'ulteriore passo è già stato compiuto: il premier britannico Gordon Brown e il presidente francese ne avrebbero già discusso. Sarkozy avrebbe messo la realizzazione del piano tra gli obiettivi all'ordine del giorno dell'Unione per il Mediterraneo, l'organismo che riunisce i paesi dell'area e che è stato appena battezzato a Parigi. Alcuni paesi come Spagna e Portogallo, hanno già da tempo investito nell'energia solare; l'Algeria ha avviato la costruzione di un enorme impianto che combina energia solare e gas naturale. Sono i primi piccoli passi per rompere la dipendenza dal petrolio.

lunedì 11 agosto 2008

The Visitors....

E' arrivata l'estate...e con essa sono arrivate un po' di persone a trovarmi. Io da qui ovviamente non mi muovo: c'è il sole ma a Rabat si sta bene, c'è il mare, c'è la montagna...Ci sono le ferie mentre si lavora perché qui il tempo sembra dilatato e non ti accorgi che stai lavorando...

Il primo che è arrivato è Manu. Con lui non si è fatto niente, è stato solo un week end e neanche, però si è beccato il festival di musica. Si è visto Rabat, si è chiacchierato, io mi sono presa la febbre ma prontamente mi sono impasticcata per non rovinarci il week end. Poi lui è ripartito per Madrid e io sono rimasta qui in Marocco. Ho passato più tempo a salutare Manu che a viverci insieme...quasi...

Poi sono venuti i miei simpatici genitori. Ho organizzato il loro viaggio nei minimi dettagli e con loro sono stata a Tangeri e a Marrakech, dove pareva di camminare sotto ad un phon...quasi non si riusciva a fare un passo...penso ci fossero 45°. Il resto del viaggio l'hanno fatto da soli e pare siano stati molto soddisfatti. Dopo un inizio burrascono per via del troppo tempo vissuto senza la quotidianità familiare, tutto è filato liscio. Da veri genitori mi hanno fatto anche la spesa e non c'è stato verso di riuscire ad offrirgli neanche un gelato. Mio padre ha festeggiato il compleanno, ricevendo un paio di ciabatte marocchine.

Dopo è venuto Paco, a farmi un po' di compagnia. Siamo stati a Tangeri e a Ceuta. Ritornerà e lo porterò sia in montagna sugli asinelli che al mare. Si è cuccato la crisi per la casa e mi ha consolata, per quanto ha potuto. Ci siamo ovviamente divertiti un mondo. Gli avevo promesso Volubilis, ma vabbhé...sarà per un'altra volta...(non l'ho ancora vista neanche io...)

E infine sono venute le simpatiche SaraMela e Ales (detta Gervasina) che hanno organizzato il loro viaggio alla cazzo (perché loro sono un po' alla cazzo in generale) ma che alla fine se la sono abbastanza goduta! Io le ho viste qui a Rabat e poi le ho raggiunte a Fes, dove ci siamo avventurate nell'Orrido di Friouato...ci siamo contorte ben bene per passare tra le rocce ma ce l'abbiamo fatta. Purtroppo dopo eravamo tutte e tre malate...