giovedì 16 ottobre 2008

Una giornata qualunque in Marocco

L'altra mattina dovevo andare ad un seminario. Purtroppo però, uno degli autisti del nostro ufficio non c'era e l'altro doveva accompagnare il capo da qualche parte. Insomma, una tragedia: ho preso il taxi per andare in un posto lontanissimo che, sapevo bene, il taxixta mai e poi mai avrebbe saputo trovare.

Sono salita sul taxi e ho detto "Sala Conferenze ad Hay Riad". Addio, il taxista ha fatto la tipica faccia marocchina del "Nessun problema, non ne ho idea ma abbiamo fede in Allah". Io, che ho ben poca fede in generale, ho cercato di non agitarmi già di prima mattina e gli ho promesso che avremmo chiamato l'autista al cellulare per farci spiegare dove fosse questo posto.

Fatto sta che a Rabat stanno facendo dei lavori per mettere il tram, una specie di trasformazione già vissuta pochi anni fa da Bordeaux (una delle mie varie città) e che per questo un'intera lunga via è bloccata da alcune transenne.

Il taxista ha subito imbroccato la via sbagliata trovandosi davanti alle transenne con la sua Uno blu scassata (bisogna ricordare che in Marocco in ogni città i petit taxi hanno colori diversi). Che fare? Senza neanche voltarsi in cerca di una qualche approvazione della sventurata che si trovava seduta su sedile posteriore, il taxista è sceso dalla Uno, ha spostato le transenne, è risalito in auto e ha tentato di percorrere la strada dissestata e polverosa su cui poggiava la sua macchina. Ovviamente (strano caso) una ruspa piazzata proprio di fronte a noi l'ha costretto a fermarsi e ha percorrere quei 400 metri in retromarcia.

A quel punto, l'Alonso rabattiano di turno, è entrato in crisi: c'erano solo sensi unici e noi eravamo fregati. Così, astutamente, li ha presi tutti in retromarcia, una via dopo l'altra...zac zac zac...ed eccoci finalmente nella strada principale, rischiando ad ogni angolo di essere tamponati come pirla!
Devo ammettere che ho un self control molto sviluppato e una capacità a contenere le emozioni fuori dal comune perché non ho fatto una piega, anzi, ho riposto massima fiducia in quell'uomo e ho fatto del mio meglio per trovare una qualche comicità in tutto questo.

Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. "Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto un "avvertimento del contrario" (Pirandello, l'Umorismo)

[le foto sono quelle del week end al mare con cui si è festeggiata la fine del Ramadan]