giovedì 26 giugno 2008

i bambini migranti

Nonostante come donna questo paese d'estate rappresenti una quotidiana fatica, fortunatamente in questa stagione diventa teatro di diversi avvenimenti. Ecco infatti che a Rabat in questi giorni si sta svolgendo il 14° festival internazionale del cinema d'Autore.
Ieri sono quindi andata al cinema e ho visto un film messicano molto carino, Pieces détachées (titolo francese) che trattava il tema dell'emigrazione, in particolare minorile.

Ho pensato di tradurre un articolo (di Mohamed Akisra), uscito sul giornale marocchino Le Matin e di metterlo nel blog. Parla dei bambini migranti e si riferisce ad un'intervista fatta in Marocco. L'articolo era in origine più lungo, ma io ho preso solamente alcune parti che ritenevo maggiormente interessanti.

Migranti a 10 anni

La maggior parte dei minori intervistati hanno tra i 13 e i 16 anni. I più giovani (10 anni) sono originari di Tangeri, ma l’età media è di 15-16 anni. La maggioranza aveva già lasciato la scuola e lavorava in atelier o in fattoria. Il 15% degli intervistati sono bambine. Si vestono come maschi e sono esposte allo stesso tipo di aggressioni fisiche e sessuali. La più giovane ha 12 anni e la più grande 17. La presenza di giovani ragazze nel porto è indice della crescente “femminizzazione” del fenomeno della migrazione infantile, già menzionata in diversi studi. La maggior parte dei bambini intervistati sono andati a scuola (solo l’8% non è mai stato scolarizzato) La maggioranza ha lasciato la scuola al 6° anno di scuola, ma già prima della rottura definitiva cominciava ad assentarsi oppure il suo rendimento scolastico era minore. Le cause principali di abbandono dichiarate dai minori, sono il cattivo trattamento, la mancanza di motivazione, la scarsità di risorse economiche, le prime esperienze di lavoro e la migrazione.

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Contributo finanziario delle famiglie

Secondo l’inchiesta la maggior parte delle famiglie dei bambini candidati alla migrazione sono famiglie numerose, in cui vi sono in media 5 figli. Il 40% dei minori sottolineano l’assenza di uno dei genitori per decesso, divorzio, abbandono della famiglia (questo solitamente da parte del padre). Queste situazioni provocano un disequilibrio emotivo e una condizione di precarietà economica, soprattutto se il genitore assente era il capo famiglia. Il 50% delle famiglie vive con un reddito mensile medio di 1500 dh (circa 150 euro). Il 30% si trova in situazione economica precaria e non può quindi soddisfare i bisogni sociali di base. La maggior parte delle famiglie ignora il progetto migratorio dei figli.
Le famiglie che vivono fuori da Tangeri non sanno dove si trovano i figli e pochissime sono informate della situazione drammatica che vivono e i problemi a cui sono esposti sulla strada.

Le famiglie che appoggiano il progetto migratorio dei figli sono circa il 30% Il 70% disapprova, ma « non può fare nulla per tenere i bimbi a casa ». alcune famiglie contribuiscono finanziariamente per sostenere
i minori durante il tempo di attesa nel porto di Tangeri.

Almeno il 90% dei minori mantiene i contatti con la propria famiglia, anche se solo per telefono. Quando sulla strada le condizioni di vita diventano difficili, o che il periodo di festa si avvicina, i minori tornano a casa.
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Ribellione

Lo studio dell’emigrazione dei minori mette in luce come questi condividano un « immaginario collettivo » riferito all’emigrazione. Migrando i minori capovolgono un ordine sociale e sfuggono al controllo della società. E’ una forma di « ribellione » contro la loro « invisibilità ». e’ come se gridassero in silenzio « vado a vivere la mia vita, ciò che voi mi offrite non mi interessa ». La migrazione si trasforma perciò in un mezzo di potere che fa passare il minore da una situazione di dipendenza a quella di « decisore ».

Ricordiamo che il Marocco conta più di 3 milioni di emigrati che, con i loro transfert di denaro, costruiscono una politica micro-sociale del paese. Le rimesse degli MRE (migranti residenti all’estero) rappresentano le entrate principali per il paese. La migrazione diventa perciò una forma di promozione sociale in cui i minori acquistano un ruolo. Colui che emigra perciò “trionfa”


martedì 17 giugno 2008

concerto Jazz

Questo post è, in parte, un omaggio alla mia migliore amica.

A Rabat questo week end c'è stato il festival Jazz e io ho sentito degli olandesi e dei polacchi...

(eh magra consolazione.... sarebbe forse meglio avere una vita più appagante pur dovendo in tal caso rinunciare all'opportunità di descrivere quanto la vita sia stronza, come dici tu... eh, non lo so, sono i grandi dilemmi della vita. io personalmente, propendo per una via di mezzo, una vita abbastanza appagante, ma mai del tutto, in modo da lasciare sempre qualche angolino di emozione struggente. in fondo, cara, lo sai anche tu, sono momenti bellissimi questi, in cui ti fermi e ti guardi da fuori, e ti fai un po' pena, un po' tenerezza, un po' tristezza, ma in fondo ti senti, beh, senti di esistere!)

Poi mi sono ammalata...febbre...ma mi sono imbottita di medicinali come sono solita fare. Comunque sono felice che a Rabat ci sia qualcosa. Tra l'altro, non si capisce come mai, ma da un giorno all'altro si è cominciato a schiattare dal caldo.

venerdì 13 giugno 2008

Islam e verginità: la chirurgia “soccorre” le donne musulmane

Roma - Rifarsi una verginità ed essere pronte per un matrimonio islamico senza il rischio di vederselo annullato il giorno dopo la prima notte di nozze? Oggi bastano meno di tremila dollari, un’incisione semicircolare, una decina di punti di sutura riassorbibili e circa trenta minuti di tempo. Il New York Times racconta la storia di una giovane studentessa, francese di Montpellier ma di origine marocchina, che ha perduto la verginità a dieci anni a causa di un incidente mentre andava a cavallo e che nella cosiddetta imenoplastica ha trovato “la chiave per una nuova vita”. La ricostruzione chirurgica dell’imene, la membrana vaginale che di norma si rompe durante il primo rapporto sessuale, è una pratica alla quale - scrive il NYT – sembra fare ricorso un “numero sempre più alto di donne musulmane in Europa”. Con il crescere della popolazione islamica nel Vecchio continente, molte donne musulmane si sono trovate a vivere “tra le libertà che offre la società europea e le inamovibili tradizioni dei genitori e delle generazioni ancora precedenti”. “Nella mia cultura – ha detto la studentessa marocchina al New York Times – non essere vergine è scandaloso”. Una donna islamica che cresce in una più aperta società europea – afferma Hicham Mouallem uno dei chirurghi che effettua l’imenoplastica – si espone al “rischio probabile” di avere rapporti sessuali prima del matrimonio e “se si ha intenzione di sposare un uomo di religione musulmana e non si vogliono problemi, è possibile cercare di ricostruirsi la verginità”. Scrive ancora il quotidiano statunitense: “Secondo i ginecologi, negli ultimi anni il numero delle donne di fede islamica che hanno richiesto certificati di verginità per mostrarli a qualcuno è cresciuto”. Un fenomeno che a sua volta ha aumentato la domanda per interventi di questo tipo che “se effettuati con cura” sono, secondo i chirurghi estetici, praticamente impossibili da scoprire. Inoltre il servizio – nota il NYT – è largamente pubblicizzato su internet, dove è addirittura possibile trovare ‘pacchetti di viaggio’ verso paesi come la Tunisia dove l’intervento è molto meno costoso”. Sull’argomento, secondo il quotidiano Usa, “non esistono statistiche attendibili perché la procedura è per lo più effettuata in cliniche private e nella maggior parte dei casi non gode della copertura di piani assicurativi finanziati dallo Stato”. La riparazione dell’imene è un argomento di cui negli ultimi tempi si parla molto e al quale due registi italiani hanno di recente dedicato un film. Corazones de Mujer è il titolo. Dietro la macchina da presa ci sono Davide Sordella e Pablo Benedetti che – hanno spiegato – data la delicatezza dell’argomento hanno deciso di firmarsi con il nome collettivo di Kiff Kosoof (in arabo, “Eclisse”) “per quello che era successo a Theo Van Gogh, per proteggerci”. La pellicola, completamente autoprodotta, costata appena 50 mila euro e scelta dal Festival di Berlino per la sezione Panorama, narra la storia (vera) di un sarto travestito di origine marocchina e di una promessa sposa araba che vive a Torino e che insieme a lui si reca a Casablanca per sottoporsi all’operazione e recuperare la verginità perduta. L’argomento è particolarmente sentito anche in Francia dopo che, un paio di settimane fa, una sentenza pronunciata a Lille ha decretato l’annullamento del matrimonio di una coppia di musulmani francesi dopo che il marito ha scoperto che la sposa non era vergine come aveva dichiarato di essere. Come racconta il New York Times, l’uomo, un ingegnere di circa trent’anni, in seguito alla deludente scoperta “ha abbandonato il letto nuziale ed è andato ad annunciare agli ospiti ancora in festa che la sua sposa gli aveva mentito”. La bugiarda – aggiunge il NYT - “è stata riconsegnata sulla porta di casa dei genitori la notte stessa”. Il giorno seguente lui s’è rivolto a un avvocato per e lei, pentita, “ha confessato e ha acconsentito all’annullamento”. La Corte che ha preso la decisione non ha menzionato questioni religiose parlando semplicemente di “rescissione di contratto”, in quanto l’anonimo ingegnere aveva preso la decisione di sposare la donna perché gli era stata presentata come “libera e illibata”. Riferisce ancora il quotidiano statunitense che “secondo femministe, avvocati e medici, l’accettazione da parte di una Corte di un ruolo tanto centrale della verginità nel matrimonio finirà per incoraggiare sempre più donne, francesi ma di background culturale islamico, a sottoporsi alla ricostruzione chirurgica dell’imene”. “Chi sono io per giudicare?”, commenta Marc Abecassis, il chirurgo che ha effettuato l’imenoplastica alla studentessa di Montpellier. “Alcuni miei colleghi negli Stati Uniti hanno pazienti che si sottopongono all’intervento per fare un regalo di San Valentino al marito. Quel che faccio io non è per divertimento: le mie miei pazienti – conclude Abecassis – non hanno scelta se vogliono trovare la serenità. E un marito”. (Andrea Di Nino-Il velino cooperazione)

giovedì 12 giugno 2008

Lione

Questo week end sono stata a Lione, con una falsa offerta EasyJet che mi è costata 100 euro. Nonostante ciò, l’ho trovata più onesta di Jet4you, che finge di offrirti un volo da 10 euro e poi aggiunge tasse fino a raggiungere i 100!
Lione è molto bella, molto francese, nobile. Assomiglia in molte cose a Torino. Ad esempio ci sono i torelli verdi, però più bassi. Poi c’è una piazza che ha le fontane per terra come Piazza Castello e i palazzi sono tutti ben rifiniti come quelli torinesi.


C’erano sparsi per la città i leoni lavorati dai vari artisti, quelli che c’erano anche a Torino qualche mese fa insieme ai tori. A Lione questo week end c’erano leoni e, al posto dei tori torinesi, gli orsi canadesi, in occasione di non ricordo più quale evento artistico.

Ci sono tantissimi ristoranti orientali, tra cinesi, giapponesi, coreani, indiani…abbiamo anche preso della frittura al wok niente male che ci siamo mangiati sul letto in albergo: era divina. Poi abbiam mangiato francese (questa famosa quenelle lionese che sinceramente non so descrivere né ho capito cosa sia, ma mi ricordava un qualche pezzo di pane del gulasch mangiato in Polonia).

Sono stata bene: per due giorni mi sono rilassata e ho finalmente riso e avuto voglia di parlare di nuovo.

Comunque Lione è cara e il prezzo minimo di un menù alla francese, per tornare al cibo che ci piace sempre, è di 14 euro (mentre a Bordeaux scendeva anche a 12).
Passare così, velocemente dall’Europa è stato destabilizzante e poi è stato strano perché invece di tornare a Torino sono andata a Lione, in Francia, territorio neutro secondo i miei calcoli. Però sono svelta svelta entrata in un supermercato e ho comprato dei quadrettini di pancetta (gnam gnam carne di porco) per portarli a Rabat e farci una bella pasta coi ciccioli. Ora si è deciso infatti che chi va in Europa porta qualcosa per la Family, idea di Alessia.

mercoledì 11 giugno 2008

Missione nella provincia di Larache


Siamo andati a fare la valutazione tecnica di un progetto nella provincia di Larache, sulla costa Atlantica verso Tangeri.
Gli abitanti delle campagne ci hanno accolti con musica, cibarie e bei vestiti. Il Marocco delle zone rurali è un altro Marocco, ricco di emozioni.

giovedì 5 giugno 2008

Grazie R.

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Pensa leggero, come un foglio leggero assecondando anche le curve violente.
Poi un giorno mi sono ricordata,
Vola leggero su di un foglio leggero
che anche se non vedi niente puoi vedere qualcosa
la paura appesantisce la mente, questo
che anche se non senti niente puoi sentire qualcosa
lo sai…lo sai…
che anche se non dai, qualcuno riceve qualcosa.
……………………….

Le cene dall’Ambasciatore


Ma voi lo sapevate che prima della frutta viene il dolce?
E che con due mani si deve arrivare a tenere un piatto di ceramica pesante, una forchetta, un coltello, un tovagliolo e, se sei bravo, anche un bicchiere?
Non si smette mai di imparare…!!

Gli espatriati nei paesi difficili

C’era gente che partiva per lasciarsi alle spalle qualcosa andato storto, e non ci aveva in realtà mai troppo ragionato.
C’era gente che partiva per vivere emozioni diverse e poi rimaneva delusa.
C’era gente triste, sola, persa, che passava il tempo a volersi divertire per forza.
C’era gente che partiva per noia e impazziva per non annoiarsi mai.
C’era gente che partiva legata a storie d’amore lontane, e le tradiva, perché era ovvio e normale ed era anche un po’difficile non farlo. Ma a troncarle non ci pensava neppure per un attimo.
C’era gente triste, sola, superficiale e piena di paure che non ascoltava.
C’era gente che mangiava in un paese straniero ma ne odiava gli abitanti.
Gente che si innamorava a caso solo per non restare sola.
Molti espatriati vagavano, cercavano cose…
Pensavano mai? Consciamente soffrivano mai?
E io non volevo diventare così…e io non volevo passare il mio tempo con gente così.
“Non ti pesa passare il tempo solo sempre con stagisti?” No, a me non pesa, se quella è gente vera. Se un giorno sarò finta anch’io, per favore, qualcuno venga a dirmelo. Così magari quel giorno torno a casa.

domenica 1 giugno 2008

Non sempre rispondo

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Non sempre rispondo, dipende dai giorni
Dall'aria che tira tra me e i miei ricordi
Per cui se succede che qualche argomento
Rimane silente, o qualche risposta sia un poco sfuggente
Sappi che a volte nella mia testa
Cade una grandine molto violenta

Forse è passeggera, ma poi ritornerà.
Tu non aspettarmi,preparati pure un sandwich

E non c'è logica p
er le mia testa quando
Cade una grandine troppo violenta
Ah, so che è passeggera, ma poi ritornerà
E se faccio tardi regalami dei confetti
Forse è passeggerae quando tornerà
Tu non aspettarmi, ricordati di pagare il gas.
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