domenica 13 settembre 2009

New York (con Boston e Washington)

Gli americani, anche i più colti e più educati, non vedranno mai il mondo come me o come la maggior parte della popolazione mondiale. Non capiranno mai gli altri e non si sentiranno mai al loro posto, come noi invece continuiamo a saper fare. Qual è il loro problema? A parte alcune carenze evidenti di un sistema educativo di base che non apre l'intelligenza al mondo esterno, è il fatto che non vogliono capire e non provano curiosità per l'altro. Gli Stati Uniti sono un grande paese, certo. Ma sono anche un paese di ignoranti. Con questo non voglio dire che gli americani siano degli incapaci: qui quanto più elevato è il livello di studi tanto più si è abili e capaci nel proprio campo. Ma anche completamente inadatti a parlare di qualunque altra cosa che non sia il proprio lavoro.
Jean-Sélim Kanaan - "La mia guerra all'indifferenza"
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Ormai sei mesi fa, sono andata a trovare la mia amichetta Eugenia che studia a NYC. Ci sono rimasta 3 settimane, giusto per provare a non viverci solo da turista. Spesso ho dormito fino a mezzogiorno e ho fatto vita nottura, ho visitato musei, grattacieli e centri commerciali, visto concerti e film nei parchi, ballato musica elettronica, partecipato ad una festa italiana, mangiato porcate di ogni tipo e soprattutto sushi moltissime volte!

La prima cosa che ha attirato la mia attenzione sono stati i sacchetti porta sandwiches : sacchetti di plastica della forma e misura di un sandwich. Lì ho capito che gli americani le hanno pensate veramente tutte.

Ho poi trovato conferma di questo primo pensiero quando ho visitato un interno negozio di tre piani dedicato alle M&M's e un negozio di giocattoli con un'intera sezione dedicata a Barbie e una ruota panoramica al suo interno. Ovunque solo scale mobili e aria condizionata a palla per rimanere freschi e sereni sempre.

NYC è il famoso melting pot: un brulicare di persone dalle facce e colori diversi che salgono sulla metro e, senza neppure guardarsi in faccia, cominciano a fare ricerche in internet o a giocare ai videogames con l'Iphone. Devo ammettere che questo individualismo estremo mi ha fatto molto piacere dopo un anno e mezzo di Marocco, ma d'altra parte ho capito come mai le americane che vengono a lavorare in Marocco siano tanto attirate da questi marocchini attenti e costantemente presenti [possessivi], protettivi [gelosi], maschi. A NYC infatti ci sono anche moltissimi gay e questo è un vero peccato perché lì, diversamente che in tutti i posti in cui sono stata, gli uomini sono più belli delle donne!
Con Eugenia ci siamo interrogate sulla questione: forse di base gli uomini sono tutti gay ma nel nostro "ambiente retrogado" i pregiudizi che abbiamo sull'omosessualità frenano le loro naturali inclinazioni sessuali? Oppure - dando per scontato che la natura ci abbia fisicamente creati per incastrarci con l'altro sesso l'omosessualità è una risposta alla difficoltà di comunicazione tra l'uomo e la donna? Secondo me la seconda: la libertà che offre in questo senso l'America (e che offriva un tempo anche l'Antica Grecia) rende più comodo essere omosessuale che sforzarsi di capire l'altro.

A NYC mi è sembrato che tutto funzionasse alla perfezione. Che ci fosse tutto. Che ogni desiderio potesse essere esaudito. Ma mi è sembrato anche che tutto questo "sogno americano" fosse racchiuso da una bolla, una sorta di REGOLA gigante che, se sgarri anche solo un poco, è lì a ricordarti di esserci. Sinceramente non ho ancora deciso se per me questo è bene un male. Ma non posso negare di aver provato grande stima verso la massa di gente che, a conclusione del pic nic-concerto a Central Park, in pochissimi minuti ha raccolto TUTTA l'immondizia prodotta durante la serata. Saremo mai così anche noi?
I nostri muratori avranno mai i cessi biologici come hanno quelli americani di fianco alle impalcature?

Ho avuto modo di visitare anche Boston, città simil-europeo e Washington, con le sue strade enormi e i palazzoni bianchi. Bellissime.

Questo viaggio ha lasciato il segno. Ancora dopo due mesi, ora che sono tornata in Marocco, ho spesso dei flash di immagini di quella parte del mondo. Sapere che c'è un mondo dove tutto è attuale, libri film opere d'arte, e che nel mio tutto ciò arriverà in ritardo, mi rende invidiosa. Positivamente invidiosa.