E’ arrivata l’estate, il Marocco ospita festival, musicali e cinematografici. A Rabat una serie di concerti, in nove piazze diverse, con gruppi e cantanti da tutto il mondo (Italia no), tanta gente per le strade fino a tardi.
Ma donne molte poche. Ragazze pochissime, forse mamme con bambini. E’ un po’ imbarazzante sentirsi tanti occhi puntati addosso da multipli gruppi di cinque o sei ragazzi.
Anche i pochi ragazzi marocchini (ovviamente sono uomini) con cui abbiamo a che fare, dopo poco (una serata) diventano delle colle, sembra non abbiano una vita, sono pesanti, pretendono che tu esca sempre con loro, riescono a ritrovarti sempre ed ovunque. E’ angosciante, a volte fa anche un po’ paura.
La serata di venerdì decidiamo di passarla a vedere un concerto di musica elettronica in cui si alternano numerosi dj. Alessia, Cesare, Giuseppe detto Peppiniello, Rachid, che lavora con un’associazione italiana, ed io, ci ritroviamo in un quartiere ricchissimo di Rabat, dove, in piedi sul terriccio, c’è una folla infinita di uomini di varie età (e poche donne, ma già un po’ di più rispetto alle altre sere). Gridano come matti. Sono pazzi: si arrampicano dovunque, spesso litigano, cadono, urlano, toccano. Non posso evitare di insultarli, ma Alessia mi tiene. Ma io non posso, come cazzo si permettono? Razza di maiali, vedessero più donne non sarebbero così deficienti.
La sensazione è quella di ritrovarsi in mezzo ad un branco di liceali idioti, età media 17, mentre questi sono anche più grandi. Oppure mi ricordano le feste di SciencesPo Bordeaux, dove tutti davano di matto perché in effetti per il resto della giornata stavano sui libri e basta.
Cazzo di repressi…
Non ho parole…
D’estate questo posto cambia faccia.
Vado a dormire, ho il naso e la gola pieni di terra…chissà se morirò soffocata durante la notte…!
E’ tutto così diverso dall’altra volta…Come mai?
Ma donne molte poche. Ragazze pochissime, forse mamme con bambini. E’ un po’ imbarazzante sentirsi tanti occhi puntati addosso da multipli gruppi di cinque o sei ragazzi.
Anche i pochi ragazzi marocchini (ovviamente sono uomini) con cui abbiamo a che fare, dopo poco (una serata) diventano delle colle, sembra non abbiano una vita, sono pesanti, pretendono che tu esca sempre con loro, riescono a ritrovarti sempre ed ovunque. E’ angosciante, a volte fa anche un po’ paura.
La serata di venerdì decidiamo di passarla a vedere un concerto di musica elettronica in cui si alternano numerosi dj. Alessia, Cesare, Giuseppe detto Peppiniello, Rachid, che lavora con un’associazione italiana, ed io, ci ritroviamo in un quartiere ricchissimo di Rabat, dove, in piedi sul terriccio, c’è una folla infinita di uomini di varie età (e poche donne, ma già un po’ di più rispetto alle altre sere). Gridano come matti. Sono pazzi: si arrampicano dovunque, spesso litigano, cadono, urlano, toccano. Non posso evitare di insultarli, ma Alessia mi tiene. Ma io non posso, come cazzo si permettono? Razza di maiali, vedessero più donne non sarebbero così deficienti.
La sensazione è quella di ritrovarsi in mezzo ad un branco di liceali idioti, età media 17, mentre questi sono anche più grandi. Oppure mi ricordano le feste di SciencesPo Bordeaux, dove tutti davano di matto perché in effetti per il resto della giornata stavano sui libri e basta.
Cazzo di repressi…
Non ho parole…
D’estate questo posto cambia faccia.
Vado a dormire, ho il naso e la gola pieni di terra…chissà se morirò soffocata durante la notte…!
E’ tutto così diverso dall’altra volta…Come mai?