sabato 24 maggio 2008

Serata elettronica a Rabat

E’ arrivata l’estate, il Marocco ospita festival, musicali e cinematografici. A Rabat una serie di concerti, in nove piazze diverse, con gruppi e cantanti da tutto il mondo (Italia no), tanta gente per le strade fino a tardi.
Ma donne molte poche. Ragazze pochissime, forse mamme con bambini. E’ un po’ imbarazzante sentirsi tanti occhi puntati addosso da multipli gruppi di cinque o sei ragazzi.
Anche i pochi ragazzi marocchini (ovviamente sono uomini) con cui abbiamo a che fare, dopo poco (una serata) diventano delle colle, sembra non abbiano una vita, sono pesanti, pretendono che tu esca sempre con loro, riescono a ritrovarti sempre ed ovunque. E’ angosciante, a volte fa anche un po’ paura.
La serata di venerdì decidiamo di passarla a vedere un concerto di musica elettronica in cui si alternano numerosi dj. Alessia, Cesare, Giuseppe detto Peppiniello, Rachid, che lavora con un’associazione italiana, ed io, ci ritroviamo in un quartiere ricchissimo di Rabat, dove, in piedi sul terriccio, c’è una folla infinita di uomini di varie età (e poche donne, ma già un po’ di più rispetto alle altre sere). Gridano come matti. Sono pazzi: si arrampicano dovunque, spesso litigano, cadono, urlano, toccano. Non posso evitare di insultarli, ma Alessia mi tiene. Ma io non posso, come cazzo si permettono? Razza di maiali, vedessero più donne non sarebbero così deficienti.
La sensazione è quella di ritrovarsi in mezzo ad un branco di liceali idioti, età media 17, mentre questi sono anche più grandi. Oppure mi ricordano le feste di SciencesPo Bordeaux, dove tutti davano di matto perché in effetti per il resto della giornata stavano sui libri e basta.
Cazzo di repressi…
Non ho parole…
D’estate questo posto cambia faccia.
Vado a dormire, ho il naso e la gola pieni di terra…chissà se morirò soffocata durante la notte…!
E’ tutto così diverso dall’altra volta…Come mai?

Il gioco della contrattazione

Napoli (Alessia) e Torino (io) finalmente trovano casa. Una casa in cui apparentemente è tutto a posto. Il proprietario vuole ovviamente tantissimi soldi, ma riusciamo a convincerlo a scendere un po’ perché bisogna metterci l’acqua calda.
Il vero problema sono gli intermediari, i due portieri della residenza, che in realtà non hanno fatto nulla, se non darci il numero del proprietario e parlare con lui (usando i nostri cellulari) in arabo.
Però vogliono 50 euro a testa e la cosa ci scazza non poco. Iniziamo a contrattare, tutti sed
uti sui divani, intorno ad un tavolino. Napoli comincia, scafata, li guarda e fa la gnorri, non vuole spendere così tanto, ride, si attorciglia i capelli con la mano. Il portiere T. dice no, che loro sono due e vanno pagati entrambi. Napoli spara 20 euro. Il portiere dice no, vuole 100.
Torino dice, a bassa voce e in italiano "dai, facciamo 30 euro e offriamogli una cena". Interviene Pescara (Cesare) e dice "Ma aspetta, bisogna lasciar passare tempo", mentre Napoli dice"Ma lei non sa come si fa, è del nord, qui è tutto un teatrino, bisogna rispettare i tempi". Torino si sente terribilmente fuori luogo e si zittisce, cominciando a guardare in aria. Si annoia anche parecchio perché è tutto così lento, terribil
mente lento…Napoli non cede, il portiere T. si arrabbia e finge di andarsene, sale il portiere M. e si continua, lui non capisce il francese, ma il proprietario che ha capito un po’ le cose spiega…Rientra il portiere T. e si va avanti…
La contrattazione dura per due ore. Torino non interviene mai, ma trova il tutto estremamente inutile, viva la concretezza piemontese, se, sul serio, si può osservare questa differenza.
La casa è nostra, ai portieri 50 euro e che se li dividano in due.
Napoli prende Torino sotto la sua ala, per strada, ovunque "tu sei del nord, sei troppo ingenua, non noti certe cose, lascia fare a me che sono abituata a situazioni del genere". Torino è in minoranza questa volta…e vabbhé, vedremo cosa riusciremo ad imparare da uno stile che, in apparenza, sembra così diverso.

Il ragazzo che voleva varcare la frontiera

Hakim aveva alcuni parenti in Italia. Passava la giornata aspettando che qualcuno lo chiamasse per installare o riparare antenne televisive e guadagnava sufficientemente per vivere. Ma, nonostante ciò, era convinto che la vita, dall’altra parte del Mediterraneo fosse migliore. Per tutti, anche per gli immigrati.
Provavamo a spiegargli che la vita, di là, sta diventando difficile anche per noi, e che non era il caso di rischiare tutto salendo su un barcone per poi ritrovarsi in un posto tanto bello quanto complicato per un immigrato come lui, ma lui non ci stava ad ascoltare. Non credeva che non avrebbe trovato lavoro, come moltissimi suoi connazionali emigrati, non credeva che sarebbe finito nel peggiore ma più frequente dei casi a svolgere attività illecite per sopravvivere. Lui era convinto che, arrivato in Italia, si sarebbe immediatamente sposato e avrebbe trovato lavoro perché lui "sapeva come cavarsela", era "più furbo di tutti gli altri". E’ stata questa la cosa insopportabile da ascoltare, che si ritenesse superiore a tutti gli altri, che li considerasse dei coglioni, che per questo finiscono a fare la vita che fanno…

giovedì 22 maggio 2008

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(comunque casa l'ho trovata)

sabato 10 maggio 2008

In cerca di casa

Che stanchezza...
Sto passando tutta la giornata a cercare casa...
Qui gli affitti sono assurdi. Vogliono 600 euro per case con una stanza e anche 1000 euro con due. Per spendere meno stiamo vedendo delle cose prive di senso. Poi c'è la storia dell'intermediario a cui comunque, se ti trova una casa, devi sganciare 100 euro...
Poi la stagione è estiva, i prezzi salgono, i proprietari sanno che comunque qualcuno che viene a farsi le vacanze e disposto a cacciare tutti quei soldi lo troveranno...cazzo cazzo cazzo...
E pensate ad agosto, quando mi toccherà trasferirmi da sola...vabbhé, non ci voglio pensare.
Ieri, tra l'altro sono partita con tre ore di ritardo perché c'era lo sciopero degli uomini radar e poi, all'aereoporto ci è venuto a prendere un tizio che era un qualche conoscente di conoscenti di Alessia3 (mia prossima coinquilina, stagista alla Cooperazione). Questo tizio, ad un certo punto è uscito dall'autostrada e (ve la faccio breve), nel buio più totale ci ha portato in un paesello chissà dove per mostrarci casa sua e ha cercato di convincerci a salire...bhé, ci siamo ovviamente cagate sotto, anche perché eravamo state chiarissime sull'intenzione di andare direttamente a Rabat da Cesare (che ci ospita).
Vabbhé, come avrete capito i post di turismo sono finiti. Questa volta si passerà a cose più serie.
Volevo solo farvi sapere che, nonostante tutto, sono ancora viva.
Sob sob...

lunedì 5 maggio 2008

Tetouan e Chefchaouen

Finalmente l'ultimo viaggio, in due città del nord, spagnoleggianti. La prima verde e la seconda blu.

E' stato il viaggio finale, quello con cui ci siamo salutati, credendo che sarebbe stato difficile rivederci.

Invece la sorte ha voluto che sia io che la Bibi trovassimo lavoro lì in Marocco, lei a Casablanca e io a Rabat (una sola ora di distanza, 3 euro di treno)!
Aspetteremo che Alessandro passi il concorso diplomatico e ci raggiunga di nuovo? Chissà...
Ad ogni modo, per il momento metto una carrellata di foto di questo ultimo viaggio, di cui ho poco da dire, tranne che ci siamo divertiti tantissimo, anche se Ale è stato male e poco ci mancava che mi vomitasse addosso in macchina!

Yuppi yuppi, il Marocco continuerà a comparire sulle pagine di questo blog!
Ma ora una considerazione (forse) profonda.
Ieri sera le mie amichette degli anni del liceo, dette "le Berte" (che in origine siamo io, Barbara, Carla, Silvia e Valli) mi hanno punzecchiata dicendo che tra breve non mi sentirò più italiana, ma marocchina (o comunque appartenente al paese in cui trascorrerò buona parte del mio tempo).
Invece no, purtroppo.
Alla fine (ricordando quello che dice anche Milan Kundera ne l'Ignoranza), non ti senti più. Sei straniero all'estero ma sei straniero anche a casa tua.
Questo è un po' triste, in effetti...