sabato 24 maggio 2008

Il gioco della contrattazione

Napoli (Alessia) e Torino (io) finalmente trovano casa. Una casa in cui apparentemente è tutto a posto. Il proprietario vuole ovviamente tantissimi soldi, ma riusciamo a convincerlo a scendere un po’ perché bisogna metterci l’acqua calda.
Il vero problema sono gli intermediari, i due portieri della residenza, che in realtà non hanno fatto nulla, se non darci il numero del proprietario e parlare con lui (usando i nostri cellulari) in arabo.
Però vogliono 50 euro a testa e la cosa ci scazza non poco. Iniziamo a contrattare, tutti sed
uti sui divani, intorno ad un tavolino. Napoli comincia, scafata, li guarda e fa la gnorri, non vuole spendere così tanto, ride, si attorciglia i capelli con la mano. Il portiere T. dice no, che loro sono due e vanno pagati entrambi. Napoli spara 20 euro. Il portiere dice no, vuole 100.
Torino dice, a bassa voce e in italiano "dai, facciamo 30 euro e offriamogli una cena". Interviene Pescara (Cesare) e dice "Ma aspetta, bisogna lasciar passare tempo", mentre Napoli dice"Ma lei non sa come si fa, è del nord, qui è tutto un teatrino, bisogna rispettare i tempi". Torino si sente terribilmente fuori luogo e si zittisce, cominciando a guardare in aria. Si annoia anche parecchio perché è tutto così lento, terribil
mente lento…Napoli non cede, il portiere T. si arrabbia e finge di andarsene, sale il portiere M. e si continua, lui non capisce il francese, ma il proprietario che ha capito un po’ le cose spiega…Rientra il portiere T. e si va avanti…
La contrattazione dura per due ore. Torino non interviene mai, ma trova il tutto estremamente inutile, viva la concretezza piemontese, se, sul serio, si può osservare questa differenza.
La casa è nostra, ai portieri 50 euro e che se li dividano in due.
Napoli prende Torino sotto la sua ala, per strada, ovunque "tu sei del nord, sei troppo ingenua, non noti certe cose, lascia fare a me che sono abituata a situazioni del genere". Torino è in minoranza questa volta…e vabbhé, vedremo cosa riusciremo ad imparare da uno stile che, in apparenza, sembra così diverso.

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