sabato 24 maggio 2008

Il ragazzo che voleva varcare la frontiera

Hakim aveva alcuni parenti in Italia. Passava la giornata aspettando che qualcuno lo chiamasse per installare o riparare antenne televisive e guadagnava sufficientemente per vivere. Ma, nonostante ciò, era convinto che la vita, dall’altra parte del Mediterraneo fosse migliore. Per tutti, anche per gli immigrati.
Provavamo a spiegargli che la vita, di là, sta diventando difficile anche per noi, e che non era il caso di rischiare tutto salendo su un barcone per poi ritrovarsi in un posto tanto bello quanto complicato per un immigrato come lui, ma lui non ci stava ad ascoltare. Non credeva che non avrebbe trovato lavoro, come moltissimi suoi connazionali emigrati, non credeva che sarebbe finito nel peggiore ma più frequente dei casi a svolgere attività illecite per sopravvivere. Lui era convinto che, arrivato in Italia, si sarebbe immediatamente sposato e avrebbe trovato lavoro perché lui "sapeva come cavarsela", era "più furbo di tutti gli altri". E’ stata questa la cosa insopportabile da ascoltare, che si ritenesse superiore a tutti gli altri, che li considerasse dei coglioni, che per questo finiscono a fare la vita che fanno…

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