domenica 13 gennaio 2008

Kragujevac (Serbia)

Durante i primi giorni di gennaio sono stata in Serbia, a Kragujevac, la città del grifone (kraguj), che ospita quella che era la più grande fabbrica della ex-Jugoslavia, la Zastava (che era in pratica la Fiat in Jugoslavia). Oggi la Zastava ha comprato dalla Fiat il brevetto per la Punto, ma non può esportarne la produzione nell'area dell'Unione Europea. La fabbrica è stata bombardata nel 1999, ad aprile, con il pretesto che al suo interno venissero prodotti armamenti. Non c'è stato nessun morto, ma i danni sono stati enormi: moltissimi operai hanno perso il lavoro e tanti di quelli che hanno voluto dare una mano nella rimessa a nuovo degli impianti stanno oggi morendo di tumore, soprattutto di leucemia. C'è da chiedersi se è vero che l'uranio impoverito è stato usato solamente per i bombardamenti in Kosovo... Quando abbiamo varcato la frontiera in Slovenia c'era la neve. I vetri del pulmino hanno cominciato a gelare e il buio è sceso presto. Stavamo andando a consegnare denaro e regali alle famiglie degli ex-operai della Zastava, selezionate dal sindacato metalmeccanico locale con cui dal 1999 l'associazione "SOS Zastava" collabora. I soldi sono stati infilati in apposite buste a cui è stato allegato un numero corrispondente ad un pacco regalo e consegnati in occasione della cerimonia solenne che si è tenuta nella sede degli uffici della Zastava. Ognuna delle 150 famiglie beneficiarie degli aiuti ha ricevuto 150 euro che corrisponde più o meno a metà salario mensile (in media 250 euro al mese). Alcuni erano visibilmente grati. Altri probabilmente erano grati ma nello stesso tempo provavano vergogna nel dover vivere di quella che percepiscono come "elemosina". Le ragazze erano tutte ben vestite e truccate; i ragazzi, invece, erano visibilmente trasandati: magrissimi, capelli corti e tagliati male, espressione dura sul volto che però mutava completamente quando l'aprivano in un sorriso.
In molti ci hanno detto di non vedere futuro, soprattutto per i giovani, soprattutto per i figli. Non c'è lavoro e c'è tanta povertà. Rimpiangono Tito e addirittura alcuni sostengono che si stava meglio durante la guerra, quando c'era ancora la speranza che il domani potesse essere migliore. Oggi faticano a fare qualsiasi cosa. Per venire in Italia, ad esempio, devono presentarsi in Ambasciata più volte, fare richiesta per il visto, spiegare il motivo del viaggio, presentare una somma di denaro fissa in relazione al numero di giorni in cui desiderano rimanere in Italia...
Tanti si sentono ancora jugoslavi e non concepiscono il fatto di vivere in un territorio diviso da una guerra che loro non volevano combattere...
Kragujevac pullula di banche... e anche di negozi di scarpe. In una via ne ho contati 13; ce n'erano di più, ma lì mi son fermata...Per i negozi di scarpe non so cosa dire...per le banche invece non posso che pensare al riciclaggio di denaro...Tra l'altro pare proprio che un gran numero di banche sia un forte indicatore del riciclaggio...

Domani parto per il Marocco. Se ho casa laggiù ancora non lo so. Speriamo.




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